(DIRE – Notiziario Sanità) Roma, 10 set. – Propendere per una neuropsichiatria infantile che prediliga la dimensione evolutiva e riconosca la vulnerabilità. È questa la direzione intrapresa da un’equipe di tre neuropsichiatri infantili che sabato e domenica condurranno a Roma le due giornate di studio promosse dall’Istituto di Ortofonologia (Ido) su ‘Le variabili dello sviluppo neuropsichico da 0 a 3 anni.
Traiettorie individuali, aspetti clinici, modelli classificativi’, presso l’Aula magna dell’Istituto comprensivo Regina Elena in via Puglie 6 dalle 9 alle 18.30.
IL BAMBINO VULNERABILE – “Vulnerabile è il minore che ha una reattività esagerata- chiarisce subito Emanuele Trapolino, dirigente medico di primo livello presso l’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina (ARNAS Civico – Di Cristina)- e per comprendere il suo vero funzionamento nei primi anni di vita bisogna andare a lavorare sulle sue emozioni”. Per il neuropsichiatra, infatti, “la stereotipia rappresenta anche una difficoltà a gestire le emozioni. E un riscontro lo ritroviamo nel fatto che quasi tutti i minori che sviluppano psicopatologie da piccoli hanno una difficoltà di autoregolazione (capacità innata di regolare i propri stati interni, ritmo sonno-veglia, alimentazione, rispondere in modo adeguato al contesto ambientale) che in assoluto è un campanello di allarme”.
LO SVILUPPO IMPLICA L’INTEGRAZIONE CORPO-MENTE – “Lo sviluppo evolutivo di ogni soggetto implica l’integrazione di tutti i livelli, emotivo e cognitivo- prosegue Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO e coordinatrice del seminario- quindi diventa necessario conoscere quali sono i passaggi dello sviluppo affettivo, motorio e cognitivo di ogni bambino per capire dove si trova in ognuno di questi livelli”.
TEST SUL CONTAGIO EMOTIVO – Alla due giorni l’Istituto di Ortofonologia presenterà il Test sul contagio emotivo (Tce), creato per rintracciare la presenza dei precursori dell’empatia nei soggetti coinvolti nei disturbi pervasivi dello sviluppo.
“Tutti i processi di elaborazione dell’informazione sono emozionali, quindi una contrapposizione tra cognitivo e emozionale rischierebbe solo di parcellizzare la visione dell’individuo- sottolinea la psicoterapeuta dell’età evolutiva- piuttosto che riconoscergli la complessità che naturalmente gli appartiene”. Rintracciare il tipo di risposta emozionale presente nel bambino con autismo è invece “fondamentale, perché è predittivo dei suoi potenziali passaggi evolutivi, assumendo un valore diagnostico preciso- conclude Di Renzo-e indicando una più specifica area di intervento terapeutico in cui possono emergere ed essere sviluppate le potenzialità del minore piuttosto che lottare con le espressioni sintomatiche del suo disturbo”.
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