Le linee indirizzo Miur su diritto allo studio dei bambini adottati.
(DIRE – Notiziario Scuola) Roma, 19 gen. – “L’adozione di un bambino non interessa solo la sua famiglia ma coinvolge insegnanti e genitori adottivi in un confronto costante”. Da questa considerazione e dalla constatazione che oggi la realtà dell’adozione è un fenomeno rilevante nelle scuole italiane, nascono le ‘linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati’ firmate dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini il 18 dicembre.
Tra il 2010 e il 2013 sono infatti stati adottati nel nostro Paese circa 14.000 bambini a livello internazionale e 4000 a livello nazionale. Per quanto riguarda le adozioni internazionali l’età in cui i bambini arrivano nelle nuove famiglie si rivela spesso critica per il sistema di istruzione italiano in quanto, ad esempio, nel 2012 l’età media dei bambini adottati internazionalmente è stata di 5 anni e 11 mesi. Numeri contenuti nelle linee guida ministeriali che mettono in evidenza quanto sia necessario affrontare, con gli strumenti giusti, una realtà delle aule di ogni ordine e grado di istruzione. Il documento che il Miur ha voluto trasmettere a dirigenti e docenti parte dalla premessa che la “condizione adottiva non significa uniformità di situazioni” e quindi non bisogna avere pregiudizi ma non si possono “sottovalutare alcuni fattori di rischio e vulnerabilità” per realizzare una “metodologia di accoglienza scolastica in grado di garantire il benessere degli alunni adottati sin dalle prime fasi di ingresso in classe”.
Esperienze come la separazione dai genitori di nascita, condizioni di solitudine, periodi di istituzionalizzazione, eventuali maltrattamenti fisici e psicologico subiti, possono far parte di un vissuto comune dei bambini e dei ragazzi adottati ai quali si aggiungono i cambiamenti linguistici, climatici e alimentari dei casi di adozione internazionale. L’obiettivo delle linee guide è dunque “fornire conoscenze e linee di indirizzo teorico-metodologico che aiutino a far sì che la scuola possa garantire ai bambini e ragazzi adottati e alle loro famiglie ulteriori strumenti per il loro percorso di crescita”.
Gli insegnanti dunque – si legge nelle linee di indirizzo – devono tener presenti le possibili aree critiche: le eventuali difficoltà di apprendimento; le difficoltà psico-emotive e quindi la necessità di temi medio-lunghi per acquisire modalità di relazione adeguate; la possibilità che la scolarizzazione nei paesi d’origine sia stata diversa o addirittura assente; l’età presunta; il periodo dell’adolescenza dove indipendenza e ricerca della propria identità emergono con forza; il fatto che l’italiano viene appreso non come lingua additiva come nel caso degli studenti immigrati, ma si tratta di un processo sottrattivo in quanto la nuova lingua sostituisce la precedente; il rapporto con l’identità etnica in quanto il bambino adottato è cittadino italiano a tutti gli effetti ma questo non presuppone però una rimozione delle sue radici e della sua storia.
Considerando dunque queste possibili criticità il documento elenca alcune importanti azioni da porre in essere. Per prima cosa il Miur autorizza le istituzioni scolastiche ad individuare “soluzioni mirate per i temi e le modalità di iscrizione, i tempi di inserimento e la scelta delle classi in cui inserire gli alunni”. E dunque le iscrizioni possono avvenire in qualsiasi momento dell’anno, le “tempistiche di inserimento possono essere scelte “dal dirigente, sentito il gruppo docente, in accordo con la famiglia e i servizi pubblici e privati che sostengono il percorso adottivo”, e ancora la “possibilità di deroga all’iscrizione alla prima classe della primaria e la possibilità di rimanere un anno in più nella scuola dell’infanzia”. Questo ultimo punto, in casi particolari e in seguito ad “opportuna valutazione dei fattori di rischio relativi alla storia pre adottiva e ad una valutazione sull’effettivo livello di competenze neuropsicologiche e funzionali”.
“La scelta di un tempo adeguato per l’inserimento scolastico – si legge nel testo – è fondamentale per permettere di recuperare e costruire la sicurezza necessaria ad affrontare in maniera serena le richieste prestazionali che i percorsi di apprendimento richiedono, tale periodo varia in funzione dell’età del minore e della sua storia pregressa”.
http://www.direnews.it/newsletter_scuola/anno/2015/gennaio/19/?news=05