Roma, 15 dic. – “Probabilmente le feste di Natale sono le più critiche da gestire per i genitori separati, proprio per la caratterizzazione che gli attribuiamo e per la durata dei giorni festivi lontani da scuola. La scorsa settimana sono rimasto colpito da una pubblicità che un centro sportivo, solito a organizzare ‘centri estivi’, proponesse ‘centri invernali’ per lasciare i bambini durante le vacanze di Natale”. A raccontarlo alla DIRE è Bruno Tagliacozzi, psicoterapeuta, analista junghiano e coordinatore della scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), spiegando come sia possibile integrare queste feste nel contesto di famiglie con mamma e papà separati.
“Non c’è una risposta univoca- continua lo psicoterapeuta- ogni coppia genitoriale separata ha una propria storia di convivenza e di rottura, con modalità di relazione tra le più varie: dal silenzio assoluto intercalato solamente da mail e sms, al festeggiare insieme con tutte le famiglie estese e ampliate dai nuovi partner fino a coinvolgere i bambini in un totale di otto nonni a testa. Anche qui è la storia di ciascuno che ha rilevanza, che traccia una tradizione di esclusione o tolleranza, ognuno con le sue ragioni. Il problema centrale resta prioritariamente la serenità e la felicità dei bambini, che dipende dalla maturità dei genitori di offrire una soluzione da ‘Genitori’ e non da ex-coniugi”.
- Pochi regali, tanti regali o nessun regalo? “Decisione anche questa che affonda nelle tradizioni della singola famiglia.
Bisogna solamente essere attenti a non utilizzare il regalo come attenuatore di proprie mancanze o lacune (compensazione dei sensi di colpa)- puntualizza l’analista Cipa- e in questa consapevolezza regalare al bambino una parte maggiore del nostro tempo per giocare insieme, parlare, condividere, riflettere. È l’occasione giusta per investire oltre che nella qualità anche nella quantità del tempo da dedicare ai bambini. Per quanto riguarda, invece, la tipologia del regalo sconsiglio di comprare esclusivamente oggetti tecno-informatici che impediscono lo stabilirsi di una reale situazione di relazione con gli altri, a favore di oggetti condivisibili che richiedono la presenza reale dell’altro (e non virtuale) e lo scambio emotivo. Si pensi solamente all’oramai consueta utilizzazione delle emoticon nelle nostre comunicazioni messaggistiche: sono molto simpatiche e rappresentano la sintesi di un’emozione, ma solamente perché ci richiamano quelle realmente vissute, senza le quali sarebbe impossibile interpretare il significato delle ‘faccine’”.
- E la favola di Babbo Natale e della Befana che portano i doni può essere svelata? “Ha detto bene, è proprio la favola! Siamo stati cullati per molti anni nella nostra infanzia in tante favole che ci hanno aiutato a sviluppare quel pensiero fantastico e articolato, quel pensare per immagini – anzi, quelle immagini per pensare – che resterà sempre una delle caratteristiche del nostro modo adulto di utilizzare la mente, e che ancora oggi si manifesta nel linguaggio dei sogni, nella letteratura, nel cinema, nella nostra vita reale. Non bisogna avere fretta di rendere tutto reale e razionale- consiglia Tagliacozzi- e in questo spesso i bambini ci aiutano con la loro semplicità, con affermazioni del tipo ‘So che non esiste, però mi piace ancora crederci’”.
- Prima accennava ai nonni, hanno ancora un ruolo? “I nonni sono la storia! La distanza generazionale dai nipoti rende i loro racconti più favolistici che reali e in questo probabilmente risiede il loro fascino. Inoltre, sono i genitori dei genitori e questo gli dona una particolare aura di autorevolezza: sono coloro che hanno generato e fatto crescere quei genitori che ora stanno svolgendo lo stesso ruolo con i figli, ma con un atteggiamento, solitamente, di maggiore dolcezza e tolleranza.
Questi ruoli diversificati all’interno della famiglia sono una grande ricchezza per i bambini che hanno la possibilità di cogliere le diverse sfumature degli affetti che li coinvolgono, favorendo una crescita sana e un modello sicuro di riferimento”.
- Per concludere? “Le tradizioni all’interno delle quali ci muoviamo noi esseri umani sono legate sia al contesto socio-culturale sia a quello familiare; la serenità con le quali le abbiamo vissute determina il continuarle oppure rifiutarle in modo oppositivo. Non c’è una scelta giusta o sbagliata, l’importante è sempre il rispetto dell’altro e, soprattutto, dei bambini, ai quali è doveroso dedicare la nostra attenzione e partecipazione di genitori”. Infine, parlando sempre di tradizioni, “da un punto di vista storico-culturale, sono feste che originano in contesti che vanno oltre ogni pretesa di fondamentalismo religioso o areligioso. Del resto, anche uno degli emblemi più famosi come l’Albero di Natale, ha origini in tradizioni pagane nordeuropee, poi importate dai romani, per celebrare il solstizio d’inverno- conclude- tant’è vero, che inizialmente tale usanza venne osteggiata dal Cristianesimo a favore dell’agrifoglio (che avrebbe meglio simboleggiato la corona di spine e le gocce di sangue rappresentate dalle bacche rosse)”.
http://www.dire.it/newsletter/psicologia/anno/2015/dicembre/15/?news=07