Attraverso il gioco aiuta i piccoli a superare le difficolta’ e i grandi a riconoscere i loro bisogni
Mamme a bordo accoglie per ogni setting massimo 4 coppie mamma-figlio e due psicoterapeuti, quali conduttori del gruppo. Si struttura in piu’ attivita’: una seduta di gruppo madre-bambino una volta la settimana, delle sedute periodiche “in cui vediamo solo le mamme per verbalizzare ed elaborare insieme tutte le emozioni condivise nelle terapie diadiche, e infine- sottolinea Polinari- organizziamo delle sedute in cui giochiamo solo con le madri. Lo scopo e’ recuperare la loro giocosita’, fondamentale per incontrare e sostenere il bambino. La nostra ottica e’ che attraverso il gioco noi promuoviamo il suo sviluppo affettivo, relazionale e cognitivo”.
La condizione e’ quindi “partire dal recupero della giocosita’ delle mamme altrimenti e’ difficile pervenire ad una condivisione ludica. Il bambino non riuscira’ a giocare veramente con la madre, se il genitore si portera’ dietro tutte le ansie e le preoccupazioni. Cosi’ per liberarle le facciamo giocare da sole- precisa la terapeuta-, proponiamo giochi molto fisici, in cui si utilizza il corpo, per aiutarle a riscoprire il gioco dal punto di vista dei bambini”. In ultimo l’IdO promuove degli incontri di couseling rivolti alla coppia genitoriale per lavorare sull’accordo educativo. “Da quest’anno sono stati inseriti nel progetto ‘Mamme a bordo’ anche alcuni incontri papa’-bambino”.
Quali sono gli errori che i genitori hanno paura di commettere? “Spesso quando ci sono delle difficolta’ nell’area della comunicazione e del linguaggio, la paura dei genitori e’ che i bambini possano vivere continue frustrazioni, cosi’ li anticipano costantemente. L’errore allora diventa quello di essere eccessivamente protettivi per mediare sempre tra il bambino e il mondo. Invece le piccole frustrazioni sono funzionali allo sviluppo del piccolo. Un’altra grande difficolta’- ricorda la psicoterapeuta- e’ il riuscire a dare i giusti limiti e il giusto contenimento. Vedendo un bambino fragile tendono a non dare limiti perche’ temono di frustrarlo eccessivamente. I limiti sono importanti, servono al bambino per imparare a muoversi nelle situazioni”.
Polinari conclude con una precisazione: “I genitori non sono responsabili di alcun deficit, sono una risorsa da cui partire per poter aiutare ancora di piu’ il figlio. Noi li portiamo a bordo perche’ quando ci sono dei bambini che presentano delle difficolta’ bisogna essere ancora piu’ bravi per trovare quelle risorse che possano spingerli fuori da una situazione di blocco e di difficolta’”.
Il convegno dell’IdO dal titolo ‘Dal processo diagnostico al progetto terapeutico. Per un approccio mirato al singolo bambino’ sara’ trasmesso in diretta streaming nazionale sul sito www.ortofonologia.it.