(DIRE – Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 20 giu. – “Siamo spesso abituati a pensare a noi stessi in termini di pochi elementi caratterizzanti. A volte si tratta di motivi che alimentano un certo sintomo, in altri casi di complessi dominanti (come il denaro, il potere, il divertimento, gli incontri interpersonali, ecc.) e c’e’ la tendenza a riassumere la nostra soggettivita’ all’interno di poche aree determinate. Dante, invece, ci sollecita ad esplorare la totalita’, a sperimentare che siamo una complessita’ di aspetti e non una pochezza di complessi dominanti”. Lo dice Claudio Widmann, noto analista junghiano ed esponente del centro italiano di psicologia analitica (Cipa), che il 24 e 25 giugno terra’ a Roma un seminario su ‘La Divina Commedia come racconto di individuazione’.
L’evento e’ promosso dalla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’Eta’ Evolutiva dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) e si svolgera’ nella sede della Scuola IdO in via Alessandria 128 b, dalle 9 alle 18.30.
“Dante ha interrogato, interpellato e si e’ confrontato personalmente con qualsiasi persona abbia incontrato nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso. Questo e’ esemplificativo- continua Widmann- e’ un invito a interrogare noi stessi con ogni figurazione del suo percorso. Ogni incontro dantesco puo’ essere cruciale per ogni specifica persona, in un particolare momento della sua esperienza e della sua riflessione sull’esperienza”.
GUIDA AD UN APPROCCIO INTROSPETTIVO NEI TRE REGNI DELLA PSICHE- La Divina Commedia e’ una narrazione dell’uomo e per l’uomo. Per capirlo basta leggere i primi versi del testo dantesco: ‘Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che’ la diritta via era smarrita’. “Nella nostra vita ci sono sempre momenti o periodi di smarrimento, esperienze minuscole o maiuscole di accecamento, perdita di lucidita’ e di prospettive. È importante individuare sia le macro che le micro esperienze che confrontano ognuno di noi con temi nodali per l’esistenza, perche’ l’individuazione non si dipana solo attraverso grandi eventi, magari shoccanti, ma attraverso un’incessante trafila di esperienze. Non ci si smarrisce solo una volta, ma ogni giorno”. Ci sono molti modi di fare individuazione, “ma tutti questi modi hanno bisogno almeno di un momento in cui la riflessione venga ricondotta al mondo interiore. L’approccio introspettivo- continua lo studioso- e’ alla base di ogni percorso di evoluzione personale. Dinanzi ad ogni passaggio simbolico della Commedia dantesca e’ possibile interrogarsi introspettivamente e chiedersi ‘Dove anch’io?’, ‘Quando anche e’ me e’ capitato?’”.
In quest’ottica e’ possibile vedere i tre regni della Divina Commedia come rappresentativi delle tre macro-aree della psiche: “L’Inferno, dal punto di vista analitico, puo’ corrispondere al Regno dell’Ombra con tutti i mostri e i trascinamenti operati dalle potenti forze psichiche. Il Regno del Purgatorio puo’ essere invece connesso a quel percorso in salita che compie l’Io per affermarsi nel panorama psichico. Infine, il Regno del Paradiso, che non e’ lo stereotipato luogo della beatitudine (qual e’ il Paradiso dantesco)- aggiunge lo psicoanalista- ma il luogo dell’integrazione, a volte paradossale e sicuramente difficile, tra tendenze opposte della psiche”.
LE MOLTEPLICI LETTURE DELLA DIVINA COMMEDIA – Il testo dantesco puo’ essere interpretato alla lettera, come una composizione poetica; in termini allegorici, come la narrazione di un viaggio nell’oltre tomba; in un’ottica morale, come superamento nella terminologia cristiana dello stato di peccato; e infine a livello anagogico, in una terminologia tipicamente medioevale, come narrazione che parla di elevazione spirituale. È da quest’ultima angolatura che Widmann leggera’ la Divina Commedia nel corso del seminario IdO: “Il testo dantesco verra’ presentato come un itinerario che narra per simboli il percorso maturativo dell’Uomo, che la psicologia junghiana chiama appunto percorso di individuazione”.
PERCHE’ INTRAPRENDERE UN PERCORSO INDIVIDUATIVO – In vari luoghi Dante “si/ci interroga sulle ragioni per intraprendere un itinerario introspettivo all’interno della psiche e un percorso di elevazione personale. Se ne possono selezionare due, che peraltro non si escludono reciprocamente: la prima e’ lapidaria e attiene alla sofferenza del vivere: ‘necessita’ ‘l c’induce e non diletto’; la seconda e’ di piu’ ampio respiro, ma anche piu’ strutturale, ed e’ connaturata all’uomo e al suo modo d’essere: ‘fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza’”. Questo significa che nella vita “ci sono momenti in cui l’uomo e’ semplicemente costretto a fare i conti con se stesso- precisa l’esponente del Cipa-, ad esempio nei momenti di sofferenza, nevrosi o di crisi indipendentemente da ogni patologia, ma anche nei momenti della patologia. C’e’ pero’ una vita piu’ ampia, che prescinde dalla sofferenza e che ci interpella per il fatto di essere uomini- chiarisce lo studioso- e’ una dimensione piu’ vasta, dove diventa fondamentale dare un senso a cio’ che facciamo quotidianamente per poter assaporare le esperienze che stiamo vivendo. È il dantesco richiamo alla conoscenza per non vivere come ‘bruti’per non condurre un’esistenza brutalmente banale”.
DANTE CERCA DIO E TROVA L’UOMO – “L’itinerario dantesco e’ ordito dal fine ultimo di avere una visione diretta e completa di Dio, che viene descritto come una trinita’ di cerchi che si comprendono l’un l’altro. Un Dio di tre colori diversi che si rispecchiano l’un l’altro. Nel momento in cui Dante riesce ad avere questa visione inimmaginabile del divino, poiche’ questi cerchi riflettono- spiega lo studioso- cio’ che lui vede e’ se stesso, e’ l’immagine dell’uomo”. Eccola, secondo Widmann, “l’espressione piu’ alta del suo ingegno. Dante ha fatto tutto questo percorso per gettare uno sguardo dentro Dio, e quando riesce a guardare dentro Dio vede l’uomo”.
COME ACCOSTARSI ALLA LETTURA DELLA DIVINA COMMEDIA – Widmann ripropone il consiglio di un cultore dell’opera dantesca, che era privo di conoscenza psicologica. Egli affermava: “Non preoccupatevi di rendere comprensibile il significato di cio’ che leggete, perche’ e’ troppo complesso per poterlo comprendere e afferrare ascoltandone la narrazione. Occupatevi della musicalita’ dei versi, lasciate che la commedia innanzitutto risuoni musicalmente”. In qualche modo questa potrebbe essere una risposta, “lasciamo che la poetica di Dante ci tocchi proprio con la forza della poesia- conclude Widmann- quale chiave di ingresso anche ai profondi strati del significato. Se ci lasciamo catturare dalla poesia e’ quasi fatale che ci porti a delle riflessioni di tipo introspettivo”.
Il numero di posti e’ limitato e verra’ rilasciato un attestato di partecipazione. Per avere informazioni e/o partecipare alla due giorni e’ necessario scrivere a scuolapsicoterapia@ortofonologia.it. o visitare il sito web www.ortofonologia.it.
FONTE ORIGINALE: http://www.dire.it/newsletter/psicologia/anno/2017/giugno/20/?news=10