DIAGNOSI: quanto spesso ancora questo termine rischia di evocare il fantasma dello stigma, dell’etichetta?
Qualcosa che, una volta pronunciata, diventa un elemento che caratterizza in maniera stabile e imprescindibile un individuo?
Oggi più che mai, alla luce degli eventi che ci hanno coinvolto e che continuano a farlo in modo più o meno diretto, è importante ricordarci che la diagnosi non rappresenta una condanna, ma una forma di conoscenza, un percorso di comprensione finalizzato ad attribuire senso al malessere di cui l’individuo è portatore.
Per questo sarebbe bene parlare della DIAGNOSI COME di un PROCESSO, ovvero qualcosa che prende forma con il tempo, attraverso l’utilizzo di strumenti, primi fra tutti il dialogo e l’ascolto, che permettano di comprendere il significato che il sintomo assume nella storia di un individuo.
È in questo modo, con un atteggiamento di apertura e privo di pregiudizi, che è possibile mettersi in cammino lungo la strada che permetterà di ricomporre l’immagine di un puzzle che il paziente, insieme al professionista, cerca di ricostruire.
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