Studio Arcobaleno

BILINGUISMO E RITARDI NEL LINGUAGGIO, C’E’ UN LIMITE D’ETA’ CUI FARE ATTENZIONE.

(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 12 lug. – Generalmente si dice che un bambino che cresce con due lingue diverse potrebbe iniziare a parlare piu’ tardi o a fare confusione tra i due codici linguistici a cui e’ esposto. Questa situazione e’ “normale in quanto al bambino e’ richiesto un duplice apprendimento che presuppone un’elaborazione piu’ complessa delle informazioni verbali che percepisce dall’ambiente esterno. Nei casi in cui questa difficolta’ iniziale si prolunghi nel tempo e causi al bambino un ritardo nella normale evoluzione linguistica e comunicativa, sarebbe auspicabile utilizzare solo la lingua del paese in cui vive per permettere al bambino di avere una padronanza lessicale-semantica e morfo-sintattica piu’ appropriata e solo successivamente passare al secondo codice linguistico”. Ne e’ convinta Silvia Santurro, logopedista dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) e mamma di due bambini italo-camerunensi.

“La cosa giusta e’ vedere il tipo di bambino che si ha davanti- afferma la logopedista- se non ha problemi nel linguaggio, sia in italiano che nell’altra lingua, potra’ continuare. Se si riscontrera’ nel minore troppa confusione, una difficolta’ a pronunciare le parole e un’inibizione che porta il bambino a non parlare piu’, meglio fermarsi”.

In base alle tappe di acquisizione del linguaggio intorno ai “30 mesi il vocabolario del bambino si espande rapidamente; a 3 anni il vocabolario e’ di circa mille parole e a 4 anni il linguaggio e’ ben acquisito. Importante e’ sempre osservare il bambino nel suo complesso- sottolinea l’esperta- e porre attenzione al suo sviluppo globale (verbale, psicomotorio ,relazionale). Nei casi in cui si osserva un’alterata acquisizione di tali aree di sviluppo e’ consigliabile rivolgersi a uno specialista per un osservazione dettagliata”.

Buchstaben Chaos

In terapia “accade di lavorare con bambini che hanno entrambi i genitori stranieri e spesso presentano un ritardo del linguaggio in italiano. Ci si domanda allora da cosa dipendera’: non conosce la lingua italiana oppure e’ un altro problema? Ad esempio- fa sapere Santurro- ho trattato in terapia un bambino che aveva delle difficolta’ perche’ a casa si parlava solo rumeno e quando gli chiedevo in italiano come si chiamavano oggetti semplici del gioco simbolico, come la frutta, lui non ne conosceva il nome. All’inizio temevo si trattasse di una problematica di tipo disfasico, poi ho compreso che dipendeva solo da una mancanza di vocabolario”. Una simile difficolta’ Santurro l’ha riscontrata anche nei figli di mamme di madrelingua spagnola che pronunciavano la B in luogo della V proprio perche’ “le mamme, non conoscendo la lingua italiana, la insegnavano in maniera sbagliata”.

- Cos’e’ un disturbo del linguaggio? “Puo’ essere un semplice disturbo fonetico, in cui viene articolato in maniera errato un singolo fonema- risponde la logopedista-, nel caso della ‘s’ per esempio si parla di sigmacismo o quando si ha un’ipoarticolazione linguale di rotacismo e la ‘r’ viene distorta o sostituita con la ‘l’. Puo’ essere un disordine importante, che e’ quello fonologico, in cui non c’e’ soltanto la pronuncia sbagliata delle letterine ma anche la sequenza sbagliata. A volte cambia la struttura della parola- precisa l’esperta dell’IdO- e il linguaggio diventa incomprensibile. È alta la correlazione tra i disturbi del linguaggio e il bilinguismo soprattutto nel caso di figli di genitori immigrati di prima generazione che non conoscono l’italiano”. Attenzione pero’: “I disturbi del linguaggio prevedono che alla base ci sia un bambino che per motivi culturali, ambientali (poca stimolazione), sociali (e’ andato a scuola o e’ sempre stato a casa?) possa avere delle difficolta’ che nel tempo vengono amplificate”.

La logopedista racconta un altro caso esemplare: “Ho in terapia una bambina sudamericana che frequenta la quarta elementare e, nonostante abbia sempre vissuto in Italia, non conosce ancora bene la lingua del paese ospitante. Fa tantissimi errori di scrittura e lettura ed e’ molto inibita se deve raccontare una storia, ha paura di sbagliare le parole. Durante il colloquio con i genitori ho potuto constatare che il papa’ non parla l’italiano e la mamma ha un forte accento spagnolo. Sono persone che possono aiutarla poco”. O ancora: “Una compagna della prima elementare di mia figlia e’ sempre stata a casa, fino alla materna, e parlava in Swahili con i suoi genitori. In prima elementare era indietro rispetto agli altri bambini, ma grazie alle sue buone capacita’ e’ riuscita a recuperare seppur con voti bassi”.

- Quali sono i vantaggi del bilinguismo? “Per i bambini che non hanno difficolta’, conoscere due codici linguistici e due culture differenti rappresenta una grande risorsa. Noi frequentiamo ambienti e feste camerunensi, mia figlia di 8 anni conosce anche il ballo camerunense, capisce che ha un papa’ con una cultura diversa da quella della mamma. Due mondi che non confliggono ma che fanno parte di lei- rimarca la logopedista- anche se fino ai 6 anni il colore della pelle ha rappresentato una fonte di difficolta’”.

-Due culture diverse possono creare delle difficolta’ nel percorso di crescita? “Il percorso di crescita sara’ senz’altro piu’ complesso, ma anche piu’ arricchente. I bambini nascono con l’idea della diversita’, apprezzano cibi e costumi diversi. Un messaggio- conclude- non facile da comunicare e che da noi e’ normale”.

http://www.dire.it/newsletter/psicologia/anno/2016/luglio/12/?news=08

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