Studio Arcobaleno

‘CAVALCANDO L’AUTISMO’, il viaggio.

(DIRE – Notiziario Sanita’) Roma, 4 set. – Un viaggio nell’autonomia e lontano dai genitori per facilitare la comunicazione e la relazione. È questa la filosofia di ‘Cavalcando l’autismo’, la cavalcata degli 11 ragazzi autistici dai 15 ai 19 anni promossa, fino a sabato, dall’associazione ‘L’Emozione non ha voce Onlus’ nel cuore verde dell’Italia. Sono partiti ieri dal centro militare di equitazione di Montelibretti per arrivare all’agriturismo ‘ Villa Emma 1896′- Centro ippico ‘Labbadia’ a Ponzano Romano, passando per la splendida Oasi di Nazzano. Oggi stanno percorrendo invece la seconda tappa di 13 chilometri, che da Ponzano Romano li portera’ a Borghetto con attraversamento del fiume Treja nel Tevere (Alta Sabina).

Sara’ dunque una lunga settimana di sport per gli 11 cavallerizzi, che in totale dovranno percorrere circa 100 chilometri. In genere, trascorrono ogni meta’ giornata a cavallo, con tappe di 4 ore di equitazione immersi nel verde. Nel pomeriggio, invece, si riposano in agriturismo tra bagni in piscina e prelibatezze culinarie.

Il team e’ composto da 29 persone: 11 adolescenti autistici, un medico e 17 operatori del settore (tra cui psicoterapeuti, psicologi, istruttori di riabilitazione della Federazione italiana sport equestri, tecnici di riabilitazione equestri, operatori per ragazzi disabili e volontari esperti di equitazione), in piu’ una ventina di cavalli e una carrozza utilizzata per far riposare a turno 4 giovani viaggiatori quando sono stanchi. Durante la cavalcata gli animali vanno al passo, e ognuno di essi ha un cavaliere appiedato che da’ loro il ritmo.

Circondati dalla natura questi giovani resteranno senza genitori fino a sabato, l’ultimo giorno della cavalcata “assaporando la liberta’ sotto il vigile controllo degli operatori- spiega Corrado Sessa, il presidente della Onlus- questa iniziativa nasce proprio per spronarli e aiutarli a non sentirsi persi quando i genitori non ci saranno piu’”. Sono grandi e “devono imparare a non restare chiusi in casa, ma ad andare da soli facendo esperienze. Con la cavalcata- aggiunge il genitore- non solo imparano a gestire un animale, montandolo, ma devono anche abituarsi ai mutamenti, poiche’ dovranno cambiare tre diversi agriturismi senza avere i genitori accanto”.

 

ippoterapia

 

Per il presidente della Onlus si tratta di una scommessa: “Sappiamo che da loro e’ possibile tirare fuori delle cose, perche’ sono in grado di fare come i ragazzi normodotati.

L’emozione c’e’ ma la esprimono in modo diverso- afferma il papa’- c’e’ molto da scoprire e molto da conoscere. L’autismo non e’ un muro che non si puo’ scalfire, ne’ un pozzo nero”. E’ la prima volta che si realizza in Italia un viaggio del genere, e questi genitori lo hanno organizzato “per superare il muro dell’indifferenza. I nostri figli non sono scarti di fabbrica, hanno la capacita’ di interagire e lo fanno diversamente dai ragazzi normodotati, altrimenti non ci sarebbe la ricerca scientifica e il lavoro dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO)”.

Dieci degli undici adolescenti sono seguiti dall’IdO e dall’Associazione nazionale pet e terapia (Anpet), che con loro utilizzano la stessa metodologia di intervento. “Il nostro approccio non e’ psicoanalitico- chiarisce Federica Bochicchio, psicoterapeuta e presidente dell’Anpet- ma non e’ neanche solamente psicomotorio e logopedico. Queste sono due modalita’ che vanno a completare un approccio evolutivo che, a differenza del comportamentale, si basa sulla motivazione. Con i soggetti autistici- prosegue l’esperta- puo’ sembrare piu’ facile intervenire con tecniche di addestramento per modificarne i sintomi e i comportamenti, ma cio’ non aiuta ne’ la relazione, ne’ la crescita individuale, ne’ l’inserimento sociale”.

Nell’autismo e’ “importante mettere in relazione i ragazzi che presentano questo disturbo con gli altri coetanei, con gli animali e con gli operatori, anche se nuovi- sottolinea la psicoterapeuta- In questa cavalcata non ci sono solo i loro istruttori, eppure gia’ al secondo giorno si sta creando il gruppo. Lo percepiscono pure i volontari che non conoscono la patologia, i ragazzi e le difficolta’ ipotetiche che si potrebbero rilevare”.

Con questo tipo di esperienze i giovani cavalieri rafforzano la loro autonomia perche’ “devono sentire la necessita’ di chiedere aiuto per soddisfare un bisogno. Se sono stanchi, se vogliono bere, mangiare, salire o scendere da cavallo devono esprimersi entrando in relazione con qualcuno che li possa aiutare. Fino ad oggi- fa sapere il presidente dell’Anpet- hanno retto un alto livello di stress, restando sempre attenti e in perfetto equilibrio. Sono a cavallo per ore e non si lagnano mai. Non danno segnali di stanchezza e non si innervosiscono”. Di solito, “nella vita quotidiana, i genitori tendono a trattarli come bambini piccoli, incapaci anche di mettersi un paio di calzini. Qui, invece, devono dimostrare a loro stessi che si sanno vestire da soli. Certo non si parte alle 9 di mattina, ma alle 9.45 e cio’ non cambia nulla. In questo viaggio- conclude Bochicchio- il lato educativo viene molto sentito e per noi e’ importante dare loro regole ma anche trattarli come ragazzi della loro eta’ responsabilizzandoli”.

 

http://www.direnews.it/newsletter_sanita/anno/2013/settembre/04/?news=07

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