Roma, 23 gen. – “Divenire e sviluppo non sono la stessa cosa. Il divenire e’ unico, proprio di ognuno, delle sue scelte e della sua liberta’. È importante distinguere per tutti i soggetti, compreso gli autistici, il divenire dallo sviluppo”. A dirlo e’ François Ansermet, psichiatra, psicoanalista e professore dell’Universita’ di Ginevra e Losanna, intervenendo al convegno su ‘Autismo e arte’ a Montecitorio.
“Lo sviluppo puo’ essere legato a programmi di strutture neuronali o genetiche che si realizzano- continua Ansermet- il divenire invece ha un lato imprevedibile, sorprendente perche’ tutti i giorni e’ differente. Se un bambino e’ sofferente nel suo organismo, a prescindere da quale sia il suo disturbo del neurosviluppo, questo non determinera’ il tipo di soggetto che diventera’. Ogni soggetto e’ unico, differente, imprevedibile e non rimpiazzabile”.
In sostanza non si sa cosa sia il divenire. “In ogni istante quello che era non e’ piu’ e quello che sara’ non e’ ancora. In questa apertura dell’istante- chiarisce lo studioso- c’e’ quasi una vertigine: ogni soggetto ritrova la propria soluzione e la propria invenzione anche per creare, crearsi e inventarsi differentemente”.
Ansermet e’ convinto di un paradosso: “Siamo tutti all’interno di un cambiamento permanente. L’esperienza lascia una traccia nella rete neuronale- spiega il profesore universitario- nel senso che ogni esperienza e’ una traccia di cui ogni istante e ogni contingenza lasciano una traccia”. Per questo motivo “non utilizzeremo mai due volte lo stesso cervello e non ci immergeremo mai due volte nello stesso individuo. Siamo sempre di fronte a un cambiamento permanente connaturato alla struttura della rete neuronale, alla plasticita’ neuronale e anche alla plasticita’ del divenire, che paradossalmente ci rende biologicamente determinati per non essere totalmente biologicamente determinati. Siamo geneticamente determinati per essere liberi- sottolinea il ricercatore- siamo determinati per non esserlo”.
Questo funzionamento e’ valido per tutti, normodotati e non. “In alcuni disturbi come l’autismo ci sono piu’ costrizioni, piu’ forze che vanno verso una ripetizione che impedisce questo movimento- spiega Ansermet- ma se offrissimo uno spazio di creazione al soggetto autistico, potrebbe diventare egli stesso l’attore e l’autore dei suoi cambiamenti”. È questa la sfida del legame tra creativita’ e autismo: “Non dobbiamo pensare che un soggetto perche’ sia autistico allora non abbia delle potenzialita’ creative. La possibilita’ di inventarsi in modo differente e nuovo puo’ avvenire a condizione che la persona con autismo sia accolta in un ambiente caldo, che non divenga un oggetto di amministrazione della cura, ma che sia davvero considerata come un soggetto in divenire”.
Infine ai clinici lo psichiatra consiglia “di pensare alla loro pratica come a quella di un clinico. Clinica vuol dire fare esperienza della singolarita’ di ogni soggetto e far esperienza della novita’ affinche’ ognuno possa trovare le sue soluzioni- conclude- e le sue invenzioni”.
Qui e’ possibile guardare la videointervista della Dire.
http://www.dire.it/newsletter/psicologia/anno/2018/gennaio/23/?news=01