“IL CONFRONTO CON IL PRINCIPIO DI REALTA’ IN TERAPIA E’ IMPRESCINDIBILE”
(DIRE – Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 mag. – ‘Il narcisismo riguarda tutti perche’, prima di essere una psicopatologia, e’ una linfa vitale necessaria per l’individuazione. La questione non e’ se siamo narcisisti oppure no – essendo il narcisismo un agente psichico a fondamento archetipico che viene prima della nostra esperienza individuale – ma il modo in cui viviamo il narcisismo’. Ha aperto con questa riflessione il seminario organizzato dall’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) sulla psicologia del narcisismo affrontata in una prospettiva junghiana, Claudio Widmann, analista del Centro italiana di psicologia analitica (Cipa) e autore del libro ‘Pinocchio siamo noi. Saggio di psicologia del narcisismo’ (Edizioni Magi).
‘Non e’ quindi la qualita’ del narcisismo che lo rende funzionale o patologico, ma la qualita’ dell’individuo- ricorda Widmann-, poiche’ il principio individuativo puo’ contenere fin dall’inizio una vocazione alla patologia. Se sul piano della patologia fisica questo e’ un concetto facile da ammettere, lo e’ meno su quello della patologia psichica. In tal caso la psicologia junghiana ci aiuta- prosegue l’analista- perche’ attraverso le narrazioni mitiche e archetipiche ci fa comprendere il modo in cui funziona la psiche. I miti rappresentano l’attivita’ psichica allo stato puro’.
CHI È NARCISO – ‘Esiste una versione del mito di Narciso molto antica- ricorda lo studioso- ed e’ quella di Pausania. In questa narrazione Narciso non e’ figlio unico, e’ un gemello biovulare la cui controparte femminile subisce un destino infausto: muore bambina. Essendo ‘gemellarmente’ unito alla sorella, egli non smettera’ mai di cercarla. La ritrovera’ solo quando andra’ a bere alla fonte, e nel rispecchiarsi nell’acqua riuscira’ a vederla attraverso il suo volto. In questo mito Narciso non e’ incapace di amare- precisa lo psicoterapeuta- forse amera’ male, ma la sua funzione sentimento e’ presente e attiva. Sfatiamo allora la falsa credenza che essere narcisisti significhi essere innamorati di se stessi- afferma Widmann-. Il narcisismo non vuol dire ‘piacersi’, piuttosto indica l’autoreferenzialita’, il concentrare l’energia tutta sul se’, il bastare a se’ stessi’.
Nel racconto di Ovidio, invece, ‘l’aspetto piu’ problematico, e a volte violento, e’ quello della congiunzione. Narciso e’ una ragazzo bellissimo fin dalla nascita. Tutti lo vogliono, ma lui non accettera’ la relazione con nessuno e rifiutera’ anche la ninfa Eco’. Quando egli viene catturato dall’immagine riflessa nella fonte, che gli sorride se lui sorride, si avvicina se lui si avvicina e si allontana quando lui si allontana, ‘rimane avviluppato in un gioco di proiezioni che caratterizzano la psicodinamica del narcisismo. L’impossibilita’ di afferrare quella figura determinera’ un fallimento che lo costringera’ a contemplare sofferente la sua figura fino alla consunzione. Nel mito il giovane non muore suicida, e si pone fin dall’inizio il problema della relazione con il femminile e della congiunzione’.
DUE GRANDI TIPOLOGIE DEL NARCISISMO – Esistono due grandi tipologie del narcisismo: ‘II narcisismo dalla scorza dura (thik skinned), che lascia intravedere una qualche forma di tracotanza, superbia, dominanza, prevaricazione, sfrontatezza e arroganza; e il narcisismo dalla pancia molle (thin skinned)- precisa l’analista junghiano- proprio della persona paralizzata, di colui che non alza la mano perche’ teme la brutta figura, di una personalita’ dimessa, molto inibita, che si vergogna e non ha una sufficiente vis individuativa finendo per restare aggrovigliato su se stesso’.
PERCHÉ PINOCCHIO – ‘Il burattino rispecchia clinicamente la diagnosi di disturbo di personalita’ narcisistica a un livello borderline. Ai termini del Manuale dei disturbi mentali (DSM), se consideriamo Pinocchio come un bambino parleremo di un disturbo della condotta- prosegue Widmann-; se lo consideriamo come un adulto, presenta almeno 6 delle 9 categorie richieste per diagnosticarlo con un disturbo di personalita’ narcisistico.
Pinocchio non e’ fatto per le regole, non si sa assumere le sue responsabilita’, non studia ne’ lavora, ha una grave incapacita’ di valutare se stesso, tanto che rischia la morte ben sette volte. Pinocchio rispecchia molto bene l’attuale psiche collettiva: per esempio- rammenta l’analista- oggi oltre il 40% delle persone non lavorano e non studiano. Inoltre, i numeri di quanti muoiono perche’ non hanno consapevolezza di se’ sono molto elevati ‘.
PINOCCHIO A DIFFERENZA DI NARCISO VIVE, NON MUORE COSÌ COME È NATO – ‘Pinocchio siamo noi perche’ ci riconosciamo in quanti portano fino in fondo il proprio principio individuativo anche negli aspetti di patologia che contiene. In quanti non si rassegnano a morire come sono nati. Pinocchio e’ un modello evolutivo, e’ un romanzo di formazione, la storia di una salvazione. Non si capisce come si sia salvato- chiosa lo studioso- ma nel suo (e nostro) inconscio avviene trasformazione e guarigione’.
PINOCCHIO NON NASCE CON GEPPETTO – ‘A scoprire il burattino e’ mastro Ciliegia, che un giorno prende un comune pezzo di legno da catasta per farne una gamba di un tavolino. Quello che peschera’ non sara’ un comune pezzo di legno- continua l’analista del Cipa- perche’ fin dall’inizio dimostrera’ una sua soggettivita’: una vocina sottile che da subito piantera’ grane, spaventera’ mastro Ciliegia, causera’ litigiosita’ tra questi e mastro Geppetto (chiamandolo Polentina a causa della sua parrucca gialla), attivera’ rivalita’ e competizioni. Nella sostanza primitiva di Pinocchio c’e’ una ‘vox’ individuativa accentuata e il suo essere provocatorio emergera’ mano a mano che verra’ scolpito da Geppetto. Il falegname gli fara’ gli occhi e subito lui gli fara’ gli occhiacci; fara’ la bocca e il burattino mostrera’ le boccacce; la lingua e lui fa sberleffi; il naso e questo prende a crescere, e non per le bugie. Gli creera’ le mani e lui gli rubera’ la parrucca; costruira’ le gambe e lui scappera’. L’unica cosa che Pinocchio non avra’- sottolinea l’esperto- sono le orecchie, che sono gli organi dell’ascolto. Ascoltare e’ un temine ambivalente, indica la percezione del suono e ‘il dar retta’. L’obbedire dipende dalla capacita’ di ascoltare, e in una psiche collettiva che ipotizziamo percorsa da un narcisismo dominante- approfondisce lo psicoterapeuta- non e’ strano che a volte si invochino forme diverse di disubbidienza civile’.
PINOCCHIO SI DIFFERENZIA PER CONTRASTO – ‘Questo pezzo di legno non e’ come gli altri e non vuole fare la fine degli altri. Nasce provocatorio, irriverente, ribelle, testardo, estremamente pungente, con una vis che si impone quale forza aggressiva.
D’altro canto Pinocchio ha un padre miope- chiosa lo studioso-, che ha la percezione della straordinarieta’ individuativa del soggetto (desidera realizzare un burattino d’eccezione, che sappia ballare, cantare e far di scherma), ma poi manca della capacita’ di essere all’altezza di tanta forza individuativa’.
PINOCCHIO VUOL DIRE PINOLO – ‘Il nome Pinocchio indica il seme della pigna di Pino, che a sua volta e’ il diminutivo di Geppetto- ricorda Widmann-. Pinocchio porta quindi gia’ nel nome il seme della sua individualita’. Cosi’ nel burattino vediamo una connotazione individuativa soggettivante forte ed evidente’. Il narcisismo ha come caratteristica proprio la forte spinta alla singolarizzazione. Per distinguersi e singolarizzarsi, talvolta non si esita a ‘sfruttare gli elementi di debolezza, le menomazioni fisiche e sociali di cui si e’ portatori, facendole passare, come in un gioco di prestigio, per punti di forza’.
GLI AMBIENTI PREDISPONENTI DEL NARCISISMO – Sono tanti gli ambienti e le atmosfere relazionali che predispongono al narcisismo: ‘La psicoanalisi chiama ‘estensione narcisistica’ quella situazione molto frequente in cui una persona di riferimento coltiva il progetto di realizzare se stessa non in prima persona, ma attraverso qualcun altro. E’ cio’ che fa Geppetto progettando di girare il mondo grazie alla particolarita’ di un figlio-burattino. Favoriscono il radicarsi di uno stile narcisistico gli ambienti che alimentano le inclinazioni alla falsificazione, l’importanza del rivestimento che un individuo si da’, che privilegiano il ruolo dell’ammirazione rispetto a quello dell’affetto. Laddove al bambino si corrisponda ammirazione invece che affetto, si crea un habitat psichico che facilita il costellarsi di una personalita’ narcisistica’.
IL RUOLO DELLA PERSONA NELLA PSICODINAMICA DEL NARCISISMO – ‘Non si puo’ lavorare sul narcisismo senza lavorare sull’archetipo della Persona e sui rischi dell’inflazione e del depauperamento dell’identita”, chiarisce lo studioso. Geppetto riveste Pinocchio per mandarlo a scuola ‘con un abbigliamento che presto si rivelera’ piu’ funzionale all’immagine che alla realta’ (scarpe di corteccia e abito in carta fiorita) e che finisce per far parte dell’identita’ del burattino’. ‘Il paradosso e’ che talvolta, quando la sua particolare configurazione, il suo specifico stile di personalita’ vengono apprezzati e avvalorati dalla collettivita’, il narcisismo induce a replicare copie di se’, piu’ che a esprimere se stesso. Per timore della disconferma e della squalifica, l’individuo non puo’ permettersi di essere colto in fallo, di mostrarsi nelle sue fragilita’ e debolezze’.
IL NARCISISMO E L’INGANNO – Come il caminetto nella casa di Geppetto e’ finto, dipinto sulla parete, ‘cosi’ la spinta narcisistica cerca di spacciare agli altri un’immagine trasfigurata di se’, un se’-grandioso, gonfiato, una visione di se stesso sovradimensionata dalla preminenza della Persona. Il narcisismo alimenta a volte un duetto molto stretto tra la percezione che si ha di se’ e quella che si stimola nell’altro’.
Widmann ricorda che ‘Narciso muore davanti a uno specchio, con lo sguardo che gli torna indietro, per significare che in mancanza di una percezione di se’ diventa essenziale la percezione dell’altro. Narciso puo’ solo vedere un’immagine riflessa e vivere di quell’immagine riflessa’. Ecco che agli occhi dell’analista junghiano si impone una riflessione sulla sovradipendenza dall’ammirazione, ‘che nella psicologia del narcisismo rappresenta un aspetto nodale. Se la percezione di se’ e’ deficitaria e lacunosa, si finisce per vivere di un ritorno di immagine. La proiezione in senso junghiano indica quel meccanismo per cui un contenuto inconscio, ancora non maturo, si proietta all’esterno (sulle cose, sull’altro) e solo nel momento in cui e’ esterno diventa possibile vederlo, interagirci e introiettarlo’.
NARCISISMO E AUTOREFERENZIALITÀ – ‘Il narcisista non sa chiedere ma riesce a pretendere. Non vuole dipendere, ma la sua non e’ indipendenza, e’ un’autoreferenzialita’ che lo porta a una inconsiderazione sistematica dell’altro. Ritroviamo questa caratteristica nella psiche collettiva- ricorda Widmann-,nell’autoreferenzialita’ quotidiana che stravolge la cultura delle precedenze, che trasforma la furbizia in abilita’ e che privilegia le scorciatoie di qualunque tipo- osserva il terapeuta- (perfino nell’apprendimento). L’inflazione di se’ e il senso di onnipotenza sono atteggiamenti quotidiani, che diamo ormai per scontati. Quante persone vediamo con una modalita’ del ‘So tutto io’ e che la precedenza se la sanno prendere, che interrompono mentre qualcuno parla e prevaricano in molti modi? Questo e’ il narcisismo della scorza dura, dell’imponenza e dell’imposizione, della tracotanza e della violenza’.
ONNIPOTENZA E IMPOTENZA – Onnipotenza e impotenza sono le due dimensioni del narcisismo ‘che non si sa come tenere insieme- aggiunge Widmann- e questo e’ uno dei drammi del narcisismo’.
Dietro al rivestimento inflazionato ‘della Persona, nel narcisismo c’e’ sempre un Io poverissimo, fragilissimo, che non sa da che parte farsi’. Riprendendo la favola di Pinocchio, l’analista cita un esempio: ‘Il burattino scappa da casa, viene impiccato e poi salvato da una donna, che prima abbandonera’ e poi tornera’ a cercare. Trovera’ solo una lapide, perche’ la donna e’ morta di crepacuore a causa dei suoi comportamenti. Il burattino ha una reazione di dolore impotente e alla donna che non c’e’ piu’ grica: ‘Rivivisci! Cosa vuoi che faccia io da solo al mondo?’. È la dichiarazione di impotenza di un narcisismo borderline, che concepisce l’altro in funzione di se’, dei suoi bisogni, delle sue incapacita’, della sua auto-insufficienza: ‘Ho bisogno di te perche’ mi servi’. Il narcisismo impronta la personalita’ di presunti e presuntuosi ‘sfruttatori inconsapevoli di essere sfruttati’- continua il terapeuta- e sono facili le allusioni a situazioni sociali dove i narcisismi delle furberie costruiscono imperi sulla non autosufficienza di altri, sulla narcisistica fragilita’ di persone impotenti e sole’.
SINDROME DA VUOTO – Pinocchio ha la ferma determinazione di mangiare, giocare e sollazzarsi tutto il giorno, senza andare a scuola ne’ a lavorare. ‘Un Io che non ha un minimo di consistenza e’ completamente identificato con il principio di piacere e avversa il principio di realta’. Il principio di piacere e’ la dichiarazione programmatica del narcisismo. Il confronto con il principio di realta’ nella terapia del narcisismo e’ dunque imprescindibile’, sottolinea l’analista del Cipa. Un Io debole che si identifica con il piacere perche’ debole, ‘purtroppo cade spesso in una sindrome da vuoto (patologia da svuotamento dove nulla ha senso e niente vale la pena di essere vissuto, dove la percezione del non sentire niente e’ piu’ dolorosa perfino del sentire male)’. Nel Paese dei Balocchi ‘il divertimento e’ sovraeccitazione. È infatti una caratteristica del narcisismo andare alla sterile ricerca di eccitazione per colmare il vuoto di stimoli, il vuoto dell’Io, attraverso esperienze estreme’.
PINOCCHIO E IL LAVORO – ‘Non sono un somaro, per sua norma io non ho mai lavorato’, dira’ Pinocchio al muratore che gli propone di portare la calcina in cambio di cinque soldi. ‘Pinocchio non e’ solo la voce passatista, di una concezione in cui il lavoro e’ un disvalore’. Nel testo ‘Il disagio della civilta” di Freud, il cui titolo originale Das Unbehagen del Kultur, ovvero disagio della cultura e della civilizzazione, ‘e’ scritto chiaramente che il lavoro e’ una sorta di baratto tra il principio di piacere e il principio di realta’. Il narcisismo sogna un lavoro che dia lustro o prestigio, nel quale riconoscersi, esprimersi creativamente, ‘realizzarsi’. La filosofia che sottende quest’atteggiamento viene dalla coloritura individuativa della libido narcisistica, non piu’ dalla mediazione tra principio di piacere e principio di realta’. E’ nella logica narcisistica che alimenta il primato della Persona che il lavoro faccia ‘personare’ l’eccezionalita’ individuale, che faccia risuonare la singolarita’ personale’.
IL NARCISISMO DALLA PANCIA MORBIDA – Per contro c’e’ anche una Persona fondata sull’understatement, ‘dove l’essere sottotono, miserevole, inabile compone un’immagine di se’ funzionale ad assicurare attenzione e adesione. L’orrore massimo del narcisismo e’ la disapprovazione, la disconferma’. L’orrore massimo del narcisismo debole e’ ‘la derisione, la brutta figura. Per non patire questo si e’ disposti a tutto. Si puo’ investire su una Persona che desti compassione, ma si puo’ arrivare a non uscire di casa, a rinunciare a occasioni di vario tipo, a non esporsi, a non mettersi in gioco, a non gareggiare per il rischio di perdere. Questo non e’ il narcisismo dell’esibirsi, ma del nascondersi; c’e’ un narcisismo del personaggio famoso, ma anche dall’extraterrestre che passa inosservato, invisibile agli umani’.
LA COSCIENZA MORALE NEL NARCISISMO – Pinocchio, prototipo di narcisismo, e’ ‘un incosciente dal punto di vista della consapevolezza di se’ e dal punto di vista etico. Ai livelli piu’ grossolani, e’ impudico, spudorato, non ha percezione dell’intrinseca sacralita’ di certe cose e coltiva una morale dell’egocentrismo, funzionale a se’ stesso. C’e’ un abisso tra narcisismo ed eroismo ed e’ proprio la coscienza a fare la differenza tra i due’.
Ai terapeuti, Widmann ricorda ‘l’importanza della coscienza del narcisismo personale, per farne un uso il piu’ possibile mirato all’interno della relazione analitica, dal momento che il narcisismo del terapeuta e’ spesso chiamato in causa a livello controtransferale. Il narcisismo comporta spesso una situazione di inflazione psichica ed e’ fondamentale che il narcisismo dell’analista non entri in collusione con quello inflazionistico dell’analizzato, facendo passare l’inflazione per individuazione. Siamo il bersaglio delle dinamiche narcisistiche- conclude- e fare del nostro paziente una estensione narcisistica e’ un rischio quotidiano. Solo un’osservazione sistematica della relazione controtransferale offre una sponda al contenimento di queste dinamiche’.
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